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Anche il Comune di San Lorenzo al Mare si aggiunge alla lunga lista di tutti coloro che,in un modo o nell'altro, hanno voluto rendere un omaggio al Giorno della Memoria, fissato nei nostri calendari e nelle nostre menti nella giornata di martedì 27 gennaio. L'occasione è stata quella del Consiglio Comunale, avuto luogo venerdì 23 gennaio, all'interno di una seduta che ha visto anche la partecipazione di una buona parte di pubblico, visto e considerata l'importanza che uno dei punti all'ordine del giorno rivestiva e cioè: l'approvazione dello Statuto dell'Unione dei Comuni della Valle del San Lorenzo e l'approvazione del suo relativo Atto Costitutivo. Alla chiusura del Consiglio, il consigliere Cinzia Balestra ha espresso, a nome di tutta l'Amministrazione, la volontà di ricordare le vittime degli orrori della Seconda Guerra Mondiale, e, in modo particolare le vittime dei campi di sterminio, attraverso la lettura di un breve frammento estrapolato da “Se questo un uomo” di Primo Levi, forse il più lucido e crudo documento che la storia ci abbia tramandato. Nel brano estratto, Primo Levi, si trova nel Krankenbau di Auschwitz (un ospedale nel quale agli “ebrei economicamente utili” veniva data una ristrettissima possibilità di guarigione), definito dal chimico torinese “un limbo”, “un lager a meno del disagio fisico”. Qui, la mente dei deportati non poteva che svolgere lo sguardo - con terribile lucidità al futuro- e comprendere come dal Lager, non solo i loro corpi, ma soprattutto le loro menti non sarebbero più stati in grado di uscirne:  “Sappiamo donde veniamo: i ricordi del mondo di fuori popolano i nostri sonni e le nostre veglie, ci accorgiamo con stupore che nulla abbiamo dimenticato, ogni memoria evocata ci sorge davanti dolorosamente nitida. Ma dove andiamo non sappiamo. Potremo forse sopravvivere alle malattie e sfuggire alle scelte, forse anche resistere al lavoro e alla fame che ci consumano: e dopo? Qui, lontani momentaneamente dalle bestemmie e dai colpi, possiamo rientrare in noi stessi e meditare, e allora diventa chiaro che non ritorneremo. Noi abbiamo viaggiato fin qui nei vagoni piombati; noi abbiamo visto partire verso il niente le nostre donne e i nostri bambini; noi fatti schiavi abbiamo marciato cento volte avanti e indietro alla fatica muta, spenti nell'anima prima che dalla morte anonima. Nessuno deve uscire di qui, che potrebbe portare al mondo, insieme col segno impresso nella carne, la mala novella di quanto, ad Auschwitz, è bastato animo all'uomo di fare dell'uomo."